AZIENDE
Mancanza di motivazione delle risorse umane: cosa fare?

La motivazione delle risorse umane gioca un ruolo cruciale nel determinare la produttività, la qualità del lavoro e, in ultima analisi, il successo complessivo di un’azienda. Esistono momenti in cui le organizzazioni si trovano a fronteggiare un calo di stimoli tra i propri dipendenti, un fenomeno che può avere ripercussioni significative sul clima aziendale e sui risultati operativi. Affrontare tempestivamente la questione diventa quindi imprescindibile per mantenere un ambiente di lavoro dinamico e produttivo.
Questo articolo si propone di esplorare le radici del problema, analizzando inizialmente le possibili cause e le conseguenze di un calo di motivazione all’interno del team. Dalle dinamiche interpersonali ai fattori organizzativi, molti possono essere gli elementi che incidono sul livello di engagement dei dipendenti. Una volta compreso il contesto, focalizzeremo le attenzioni sulle strategie e sulle soluzioni pratiche per rinvigorire la motivazione e incoraggiare la crescita professionale dei collaboratori.
Calo di motivazione delle risorse umane: cause e conseguenze
Un’employee experience positiva incontra le aspettative del dipendente durante tutto il percorso di carriera. Se però queste vengono disattese, la demotivazione è dietro l’angolo. Ciò può essere attribuito a una varietà di fattori, che spesso interagiscono tra loro in modi complessi. Tra queste, le più comuni sono le seguenti.
- Mancanza di riconoscimento: i dipendenti che non si sentono apprezzati per il loro lavoro o che non vedono riconosciuti i propri sforzi tendono a perdere motivazione.
- Scarse opportunità di crescita professionale: la percezione di un percorso di carriera limitato o l’assenza di opportunità di formazione e sviluppo possono demotivare i lavoratori.
- Comunicazione inefficace: una comunicazione scarsa o poco chiara da parte del management può creare incertezza e frustrazione tra i dipendenti;
- Ambiente di lavoro negativo: un clima aziendale tossico, caratterizzato da conflitti, mancanza di collaborazione o leadership inefficace, può erodere la motivazione;
- Mancato equilibrio tra vita lavorativa e privata: orari di lavoro eccessivi o pressioni costanti che impediscono ai dipendenti di bilanciare impegni lavorativi e personali possono portare a stress e demotivazione;
- Retribuzione inadeguata: uno stipendio che non è percepito come equo o competitivo rispetto alle mansioni svolte può influenzare negativamente;
- Mancanza di autonomia: l’incapacità di prendere decisioni o l’eccessiva microgestione da parte dei superiori può limitare la creatività e l’iniziativa dei dipendenti;
- Obiettivi poco chiari o irrealistici: obiettivi di lavoro non definiti chiaramente o eccessivamente ambiziosi possono generare senso di frustrazione e insoddisfazione.
- Mancanza di partecipazione alle decisioni: dipendenti che non si sentono coinvolti nelle decisioni che riguardano il loro lavoro o l’ambiente lavorativo possono sentirsi meno motivati a contribuire attivamente.
Le conseguenze possono essere molto pesanti. L’impatto della demotivazione sul lavoro si estende attraverso vari livelli dell’organizzazione, influenzando aspetti critici dell’attività aziendale. Tra questi, si nota una riduzione della produttività che può scendere drasticamente quando manca l’impegno. La demotivazione, anche se inizialmente limitata a un singolo individuo, può rapidamente influenzare l’intero team, inclusi i dirigenti, dato che il clima professionale e i processi interni ne risentono.
Si assiste inoltre a un incremento delle assenze, che compromette non solo la performance individuale ma anche il raggiungimento degli obiettivi aziendali. Questa situazione contribuisce a un aumento del turnover del personale, portando a nuovi cicli di reclutamento, interruzioni operative, ritardi nella produzione e costi non previsti. Infine, la demotivazione può danneggiare l’immagine dell’azienda: un calo nelle prestazioni e un cambiamento nello stile operativo, se percepiti esternamente, possono intaccare la reputazione dell’organizzazione.
Come stimolare i dipendenti alla crescita professionale
Quali sono le strategie da adottare per prevenire quelle cause di calo motivazionale, con tutto ciò che ne consegue? Innanzitutto, è imprescindibile creare un ambiente di lavoro che promuova il riconoscimento e l’apprezzamento, dove ogni contributo viene valorizzato. Questa è la base per instaurare un senso di appartenenza e a rafforzare l’autostima professionale dei dipendenti. Nell’ottica della gestione virtuosa dei talenti, è consigliato mappare le abilità e inclinazioni professionali dei propri dipendenti. Così facendo, si evita di impiegarli in mansioni che non corrispondono ai loro interessi, stroncando sul nascere possibili frustrazioni.
Fornire chiari percorsi di carriera e opportunità di sviluppo è un altro modo per incentivare la crescita. Quando i dipendenti vedono possibilità concrete di avanzamento professionale all’interno dell’azienda, sono più motivati a impegnarsi e a migliorare le proprie competenze. Esempi in questo senso cono l’accesso a formazioni, workshop, corsi di aggiornamento e programmi di mentoring che aiutano i dipendenti a acquisire nuove conoscenze e abilità, adattandosi così meglio alle sfide future.
Anche l’adozione di una politica di comunicazione trasparente e aperta gioca un ruolo cruciale. Mantenere i dipendenti informati sui cambiamenti aziendali, sulle strategie in atto e sulle decisioni che influenzano il loro lavoro aumenta la fiducia e stimola un maggiore coinvolgimento. Ascoltare le loro idee e feedback non solo migliora i processi decisionali, ma rafforza anche il senso di appartenenza e la motivazione.
Infine, non si può prescindere da due aspetti essenziali: garantire un equilibrio tra vita lavorativa e privata (con orari flessibili, lavoro da remoto ecc.) e una retribuzione equa e competititva (insieme a benefit adeguati).
Mobility Pays crea nuovi percorsi professionali
In alcune situazioni la soluzione più indicata per migliorare la motivazione dei propri dipendenti è ricollocarli presso un’altra azienda. Si, cambiare contesto lavorativo può essere la scelta giusta per tutti gli attori coinvolti: l’azienda che cede il dipendente, quella che lo reimpiega e ovviamente per la risorsa stessa. Per far sì che le tre parti siano adeguatamente tutelate in questa delicata fase, c’è Mobility Pays.
Si tratta di uno strumento ideato dal team di NETtoWORK, un nuovo modo di fare network tra le aziende. Con Mobility Pays, le esigenze di cambiamento organizzativo e mobilità delle risorse umane diventano un processo win-win per tutti i soggetti. L’azienda cedente, che eviterà il protrarsi di costi non più equilibrati con i propri fabbisogni, pagherà una fee a quella che acquisisce il dipendente. Quest’ultima a sua volta potrà contare anche su un periodo di test, senza rischi per la risorsa, che vedrà garantita una RAL maggiore rispetto a quella già percepita.
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